Emergenza e Aiuto Umanitario – Bangladesh

La comunità Rohingya è la principale minoranza musulmana del Myanmar e risiede, per la maggior parte, nello Stato del Rakhine. Non riconosciuti come uno dei 135 gruppi etnici ufficiali, i Rohingya vivono da decenni in una condizione di estrema vulnerabilità. Nell’agosto 2017 l’esplosione della crisi umanitaria in Rakhine, ha costretto un numero vieppiù crescente di persone a cercare rifugio nel vicino Bangladesh.

Alla fine del 2019, si contavano circa 915.000 rifugiati Rohingya registrati nel distretto di Cox’s Bazar, in particolare nelle aree di Ukhia e Teknaf. Secondo i dati di UNHCR il 55% di questi sono bambini e il 52% donne.

Nel gennaio 2018, il Bangladesh e il Myanmar hanno raggiunto un accordo sul rimpatrio della popolazione sfollata del Nord Rakhine (Physical Arrangement for Repatriation of Displaced Myanmar Residents) che definisce le prime modalità operative per il ritorno dei rifugiati, al momento confinati nei 34 campi di Cox’s Bazar.

Le persone aventi diritto a rientrare in Rakhine sono state di fatto identificate, ma pressoché nessuno ha fatto ancora ritorno. Molti rifugiati Rohingya non sono disposti a tornare nella terra di origine senza prima aver ottenuto alcune garanzie minime dal governo birmano. In particolare richiedono la restituzione delle terre e delle proprietà confiscate, l'accesso ai servizi pubblici, il riconoscimento formale del gruppo etnico e la piena cittadinanza.

La risposta del governo birmano è stata quella di chiedere loro di fornire le prove del diritto alla cittadinanza, sulla base dei severi requisiti della legge sulla cittadinanza del 1982.

Nel marzo 2019, il governo del Bangladesh ha annunciato che non avrebbe accettato altri Rohingya in fuga dal Myanmar nel proprio territorio.

Il sistema delle Nazioni Unite definisce i Rohingya fuggiti in Bangladesh come rifugiati, in linea con il diritto ed il sistema di protezione internazionale. Ciò determina responsabilità sia del paese di origine affinché assicuri le condizioni per un ritorno sicuro sia del paese ospitante relativamente alla gestione delle domande di asilo.

La Comunità Internazionale lavora a stretto contatto con entrambi i governi per facilitare i ritorni volontari, sicuri e dignitosi, e per interrompere il decennale ciclo di migrazioni forzate.

Consapevole della delicatezza della natura della crisi e di come questa debba essere affrontata lungo le aree di confine di entrambi i Paesi, nel febbraio 2018 il Comitato Congiunto, l’organo deliberante della Cooperazione italiana, ha esteso il mandato della Sede AICS Yangon, integrando la competenza per le iniziative di carattere umanitario in Bangladesh.

In tale quadro, dal febbraio 2018 la Cooperazione Italiana si concentra sull'area di Cox's Bazar e sostiene i programmi di risposta umanitaria realizzati dalle agenzie delle Nazioni Unite e da altri Organismi Internazionali. Dopo un primo contributo al Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), il cui intervento è stato recentemente completato, la Cooperazione Italiana ha confermato il suo impegno ad affrontare la crisi Rohingya e ha approvato un contribuito di 1,4 milioni di euro a favore dell'Agenzia ONU per i Rifugiati – UNHCR- nel dicembre 2019. Il progetto è attualmente in corso e fornisce sostegno umanitario ai rifugiati Rohingya e alle comunità ospitanti bengalesi nel distretto di Cox’s Bazar.

 

 

Per ulteriori informazioni, consulta:

https://www.unocha.org/Rohingya-refugee-crisis

https://reliefweb.int/report/bangladesh/2019-joint-response-plan-Rohingya-humanitarian-crisis-january-december-enbn