La Repubblica dell'Unione del Myanmar, conosciuta anche con l’appellativo di “Terra Dorata” per la presenza di innumerevoli pagode buddiste dipinte di color oro, è un Paese con una storia millenaria e una cultura ancora da scoprire.
Il Myanmar registra una popolazione di circa 53,7 milioni di abitanti, di cui circa il 70% vive in aree rurali con accesso molto limitato all'elettricità, alle infrastrutture e ai servizi di base.
In particolare, l’accesso al cibo e alle cure sanitarie è molto limitato, contribuendo a far registrare un'aspettativa di vita di circa 67 anni e un tasso di mortalità al di sotto dei 5 anni intorno al 46,2 ogni 1.000 nascite registrate.
Secondo il “Myanmar Living Conditions Survey Poverty Report”, del 2017, il 24,8 percento della popolazione vive in condizioni di povertà. In particolare gli abitanti delle zone rurali, specialmente nelle aree isolate degli Stati del Chin e del Rakhine, dove il tasso di povertà raggiunge quasi il 40 percento.
La Dry Zone (una vasta area che va dalla regione del sud del Sagaing , alla parte occidentale e centrale di Mandalay e che include la maggior parte della regione di Magway), è caratterizzata da scarse precipitazioni, rispetto alla media del Paese, risultando incline alla siccità. Parallelamente, gli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale espongono la popolazione alla povertà, alla vulnerabilità e all'insicurezza alimentare.
Il Paese è, infatti, soggetto a catastrofi naturali, tra cui alluvioni, cicloni, terremoti, frane e siccità. Il Myanmar è uno dei paesi più colpiti dai cambiamenti climatici negli ultimi 20 anni, e si posiziona al terzo posto sui 184 paesi inclusi nel “Global Climate Risk Index 2019”. Dal 2002, sono state oltre 13 milioni le persone colpite dai cicloni (Nargis nel 2008, Giri nel 2010, Komen nel 2015 e Mora nel 2017), che hanno prodotto, inoltre, una migrazione interna a seguito della distruzione di mezzi di sostentamento e di colture.
Sebbene, negli ultimi dieci anni, il Myanmar abbia registrato una forte crescita economica, fattori interni, come conflitti e una bassa produttività del settore privato, continuano a ostacolare lo sviluppo del Paese. Secondo l'Indice di Sviluppo Umano, il Myanmar è uno dei paesi meno sviluppati al mondo e si posiziona al 145esimo posto sui 189 considerati.
Sono 135 i gruppi etnici ufficialmente riconosciuti, e sono di più di cento le lingue parlate nel Paese. Il principale gruppo etnico è quello dei Bamar (68% della popolazione), da cui deriva l'ex nome del paese Birmania, cambiato poi nel 1989 in Myanmar. Gli Shan (circa il 9%), i Karen (7%), i Rakhine (4%), i Chin (3%) e i Mon (2,73%) sono alcuni tra i più grandi gruppi etnici presenti.
Le tensioni etniche hanno caratterizzato la storia del Paese fin dalla sua nascita nel 1947. E oggi, il Governo è impegnato nel garantire una efficace attuazione del Processo di Pace.
Solo nel 2011, il Paese ha iniziato un'apertura graduale a seguito della formazione di un governo civile guidato dal Presidente Thein Sein, ex generale e poi Primo Ministro nella precedente giunta militare. Una transizione durata fino al 2015, quando la National League for Democracy (NLD) ha vinto le elezioni. Leader della NLD è Daw Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace del 1991, e figlia del generale Aung San, eroe dell'Indipendenza e considerato “Padre della Nazione”. Per un impedimento costituzionale, non è stato possibile nominare Aung San Suu Kyi Presidente. La legge prevede infatti, che solo chi non abbia coniuge o figli stranieri, possa candidarsi alla guida del Paese. Condizione che non rispecchia quella di San Suu Kyi, il cui defunto marito e i suoi figli sono cittadini stranieri. “La Signora” è stata nominata Consigliere di Stato, una posizione creata ad hoc a metà strada tra un primo ministro e un capo di governo, che la rende de facto Presidente della repubblica dell’Unione del Myanmar.
Con la vittoria elettorale della NLD, si delineavano le prime luci di un’alba verso la democrazia per l'intero Paese, sebbene una considerevole parte di potere rimaneva ancora nelle mani dei militari. L’attuale governo democratico sta affrontando notevoli sfide: la transizione dal vecchio regime alla democrazia, il passaggio dall'economia centralizzata a quella di mercato, l’uscita dal conflitto e la costruzione di una pace duratura.
Il Processo di Pace è la strada da percorrere per porre fine al conflitto in modo permanente ed è un aspetto chiave della transizione del Paese verso la democrazia. La Conferenze di Pace di Panglong (2016) ha visto i negoziati tra i diversi gruppi armati che sono culminati nella firma dell'Accordo Nazionale sul Cessate il Fuoco (NCA, 2015).
Ed è in questo contesto che AICS Yangon, nell'ambito del suo mandato, collabora con il Governo e i suoi partner per sostenere il Processo di Pace come condizione primaria e necessaria per gettare le basi di una stabilità sociale che possa migliorare le condizioni di vita della popolazione del Myanmar.
Per ulteriori informazioni consulta:
https://www.worldbank.org/en/country/myanmar/overview
https://www.mm.undp.org/content/myanmar/en/home/library/poverty/mlcs-2017-poverty-report.html