Il Myanmar, il luogo "dove la Cina incontra l'India" come lo definisce That Myint U nel titolo del suo celebre scritto, affonda la propria storia in quella di antiche e prospere civiltà ed è stato per secoli crocevia di culture e popoli, plasmandone la ricchezza e la diversità, che ancora oggi possiamo ammirare.
Tuttavia, la coesistenza tra le innumerevoli etnie non è sempre stata pacifica. Fin dal 1947, anno dell’indipendenza dal dominio britannico, le profonde divisioni etniche hanno alimentato spinte autonomiste e secessioniste in diverse regioni del Paese. Tali rivendicazioni hanno rapidamente portato alla formazione di decine di Organizzazioni Etniche Armate (EAO) e al conseguente controllo militare di porzioni del Paese, dando vita a una serie di conflitti tra le EAO e il Governo centrale che vanno avanti da quasi 60 anni con periodiche recrudescenze. Le aree sotto il controllo delle EAO sono state, infatti, organizzate come enclave indipendenti, dotate di sistemi di governo consolidati, che per quanto rudimentali assicurano servizi di base e di pubblica sicurezza alle comunità locali, e, in alcuni casi, hanno anche sviluppato una propria politica estera.
Con l'insediamento del primo governo civile nel marzo 2011 e l'elezione del presidente Thein Sein, il Myanmar ha avviato un lungo e complesso processo di transizione democratica contraddistinto da un'ampia agenda di riforme. Tuttavia, il percorso non è semplice e rischia di essere vanificato se non accompagnato da una reale pacificazione del Paese con la risoluzione di conflitti e tensioni mai sopite.
In quest’ottica, con l’avvio della transizione tra il 2011 e il 2013 sono stati firmati quattordici accordi bilaterali di cessate il fuoco tra il Governo centrale e le EAO. I colloqui di pace, proseguiti sotto la presidenza di Thein Sein, sono poi culminati con la firma dell’Accordo Nazionale di Cessate il Fuoco (NCA) nel 2015 tra il Governo e otto EAO, a cui se ne sono aggiunte altre due nel 2018.
Nel novembre 2015, la Lega Nazionale per la Democrazia (NLD) guidata da Daw Aung San Suu Kyi ha vinto le elezioni generali con una vittoria schiacciante ed ha formato un nuovo governo civile. In carica dall'aprile 2016, il nuovo esecutivo ha posto il processo di pace in cima alla propria agenda di governo, rilanciando il dialogo con le organizzazioni etniche armate e promettendo una forte svolta federalista.
Ciononostante le tensioni sociali rimangono alte e periodicamente sorgono nuovi focolai di scontri armati. Al confine conla Cina, negli stati del North Shan e del Kachin, si registrano scontri tra il Tatmadaw (le Forze Armate del Myanmar) e le varie EAO. Nella regione sud-orientale del Paese, lungo il confine con la Thailandia, rimangono alte le tensioni tra il KNU - Karen National Union, l’EAO più influente firmataria del Cessate il Fuoco Nazionale e il Tatmadaw. Il Rakhine dal 2017 è teatro di una drammatica crisi umanitaria che ha costretto all’esodo centinaia di migliaia di civili della minoranza musulmana Rohingya. Inoltre, negli ultimi anni, la crisi è stata ulteriormente acuita dell’esplosione di un conflitto parallelo tra l’Arakan Army, gruppo etnico armato di fede buddhista, e l’esercito nazionale.
La mancanza di una stabilità sociale è quindi causa di una situazione umanitaria che necessita un supporto dalla Comunità Internazionale.
In tal senso, e pur fornendo supporto e finanziamenti per le attività in risposta a ciascuna delle situazioni di emergenza sopra menzionate AICS Yangon si concentra principalmente nello stato del Rakhine, quale crisi più complessa e dalle molteplici letture.
Lo Stato del Rakhine è il secondo Stato più povero dell'Unione, ha il più alto numero di sfollati ed attualmente è l'area del Paese con il più alto livello di conflitto. Se la maggior parte dei Rohingya è fuggita in Bangladesh a seguito dell’intervento militare del Tatmadaw nel 2017, più di 130.000 Rohingya sono attualmente presenti in 24 campi intorno alla capitale dello Stato, Sittwe. A questi si aggiungono altri 85.000 sfollati di etnia Rakhine recentemente fuggiti dalle zone colpite dal conflitto tra l'Arakan Army e il Tatmadaw.
Per quanto riguarda la comunità Rohingya, è importante ricordare che la vigente legge cittadinanza, risalente al lontano 1982, non la include nei 135 gruppi etnici ufficialmente riconosciuti del Myanmar. Questo nega da decenni il diritto alla cittadinanza di centinaia di migliaia di persone e relega gli attuali 600.000 abitanti Rohingya dello Stato del Rakhine alla condizione di apolidia.
L'obiettivo delle attività di assistenza d'emergenza supportate dalla Sede AICS di Yangon è duplice:
- fornire assistenza alimentare attraverso le organizzazioni internazionali già attive nel Paese;
- sostenere la coesione sociale e il dialogo interetnico.
Attualmente gli interventi italiani nel settore dell'emergenza sono stati finanziati principalmente attraverso canali multilaterali, come nel caso dell'Alto Commissariato per i Rifugiati (UNHCR), del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) e del Programma Alimentare Mondiale (PAM).
Le iniziative promosse da AICS Yangon hanno fornito aiuti diretti alle persone più vulnerabili colpite dal conflitto, tra cui gli sfollati di cui la maggior parte sono donne e bambini.